Prefazione a Hasta siempre Maradona di Cosimo Damiano Damato L’autobiografia è un gioco d’azzardo col rischio a ogni puntata di perdere la posta in gioco con chi la sta leggendo. Ma questa è un’autobiografia apocrifa, scritta cioè da un altro io per conto del soggetto. Cosimo Damiano Damato raccoglie le ceneri di Maradona e le dispone nell’urna di un riassunto. Lui e Borges, i grandiosi argentini del 1900, si sono ignorati. Lui ammira il Che, tutt’altra fascia di capitano al braccio. Lui ammira senza accostamento di se stesso al Che. Lui è diventato esempio insuperabile di riscatto dalla povertà. Il Che è esempio leggendario di rivoluzionario del 1900, credente nelle insurrezioni di popolo su scala di pianeta, come già Trotzki. Non poteva bastargli il socialismo in un solo Paese. Lui, Maradona, offre una diversa specie di generosità: verso la sua squadra. La tiene insieme, la trascina a vincere. La generosità del Che sta nelle marce lungo le Sierre, braccato nei bivacchi, consegnato ai nemici. Ma a chi importano oggi le differenze? Lui e il Che sono facce di Sud stampate su tatuaggi, magliette, manifesti. Lui ha conosciuto Fidel che ha conosciuto Hemingway che ha scritto il più bel racconto di pesca delle letterature e l’ha scritto a Cuba. La geografia è maglia di catena che tiene insieme le esistenze. Il suo sudore argentino doveva servire a illuminare Napoli. Doveva essere di famiglia numerosa, figlio di un operaio che seppe provvedere a tutti loro. Ma non c’erano scarpe da sprecare con il calcio. Toglitele, ragazzo, gioca scalzo, non tornare a casa con la suola sinistra sfondata. Tuo padre te le suona perché se l’è sudato il paio per farti andare in giro la domenica. Palla o non palla al piede lui corre, scatta, gambe corte, baricentro basso, lascia indietro i più alti, di un gioco che si è messo a reclutare centimetri, taglie da pallavolisti, invece che giocolieri con lo zig-zag dei pipistrelli e zampe di camoscio sui burroni. Oggi che si parla di lui per ingiustificata assenza, statuetta rimossa da presepe, mi aiutano queste pagine in cui un autore inventa di essere lui scrivendo, descrivendo, una parabola. Erri De Luca
